Nel Basso Monferrato, tra colline morbide e borghi in altura, si cela un patrimonio tanto discreto quanto sorprendente: gli infernot. Piccoli ambienti scavati nella Pietra da Cantoni, un’arenaria bianca dorata che si trova solo qui, sotto i piedi delle case di nove paesi arroccati su rilievi collinari. Nati dalla sapienza contadina e dall’abilità dei mastri cantonieri, questi vani ipogei non sono semplici cantine: sono luoghi scolpiti a mano, pensati per custodire le bottiglie più preziose, e raccontano – pietra dopo pietra – una storia di ingegno, lavoro e amore per il vino.
Ogni infernot è diverso, eppure tutti parlano lo stesso linguaggio: quello del fare bene, del tramandare, del custodire. In nessun altro luogo esistono in queste forme e con tale ricchezza di varianti. A illustrarne il valore, un l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni ne raccoglie la memoria.
Anche in superficie, il paesaggio vibra di tradizione: le vigne disegnano le colline, e il Barbera – vinificato qui come Barbera del Monferrato, con uno stile diverso rispetto alla versione d’Asti – è il protagonista. Sono oltre cento le aziende vitivinicole attive in zona, e a Casale Monferrato, nel Castello, si trova una delle prime Enoteche Regionali del Piemonte, punto di riferimento per chi vuole scoprire sapori e storie locali.
Qui, dove la pietra racconta il passato e il vino guarda al futuro, il Monferrato mostra la sua anima più autentica.